La scienza ci dice come siamo fatti.
Il corpo ci dice chi siamo.
Ma è solo ascoltando entrambe le voci,
quella della biologia e quella dell’esperienza,
che possiamo veramente abitare noi stessi.
Cosa succede quando smettiamo di vedere l’embriologia solo come una sequenza di fatti biologici e iniziamo a percepirla come un processo vivente che continua dentro di noi?
Non è una provocazione poetica, ma la base di una visione profonda che unisce embriologia e coscienza corporea, cuore pulsante del lavoro corporeo come il Rolfing®.
Ogni cellula, ogni tessuto, ogni asse che si forma nei primi giorni della vita intrauterina porta con sé un’intelligenza che non scompare con la nascita. Non smettiamo mai di essere embrioni, nel senso più profondo: siamo ancora oggi il risultato di un continuo fluire, differenziarci, organizzarci, integrarci. E ogni processo terapeutico che parte dal corpo può, se lo permette, dialogare con quella memoria viva.
L’embriologia ci racconta che la prima cellula, lo zigote, passa da un apparente “vuoto” a un impulso ordinatore che la organizza. La sua energia non è casuale: risponde a un’intenzione, a una direzione, a una logica di relazione tra dentro e fuori, centro e periferia.
Nel Rolfing® questa logica prende forma nel lavoro pratico con il corpo: il rolfer non “aggiusta” dall’esterno, ma sostiene una riorganizzazione che parte dall’interno, dal riconoscimento di un ordine profondo già presente. Come l’embrione, anche il corpo adulto può riorientarsi, ricompattarsi, riscoprire un centro da cui fluire.
Una coscienza implicita
Nel modello somatico, non esiste una separazione tra ciò che accade a livello cellulare e ciò che accade a livello percettivo.
La coscienza non è un’aggiunta successiva: è implicita in ogni processo morfogenetico. Le cellule migrano, si incontrano, si differenziano, costruiscono cavità e connessioni — e tutto questo è già “esperienza”.
Possiamo dire che la coscienza del corpo nasce con il corpo stesso, anzi, che il corpo è la sua prima forma di espressione.
Il lavoro corporeo può facilitare il riemergere di questa consapevolezza: non come ricordo mentale, ma come sensazione incarnata. Un contatto, un peso, un allungamento, possono riportarci là dove tutto ha avuto inizio.