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l’integrazione strutturale, che è la parola chiave del Rolfing®, è ciò che l’embrione fa costantemente.

Integra spazio e forma, centro e confine, staticità e movimento.

È un processo che non si conclude mai e che possiamo riattivare ogni volta che entriamo in ascolto profondo del nostro corpo.

Quando un rolfer lavora con il corpo, può scegliere di essere solo un tecnico… oppure di diventare un testimone del processo originario.

Può ascoltare, osservare, sostenere — non come chi corregge un corpo “non perfettamente funzionante”, ma come chi accompagna una forma vivente a ricordare la sua coerenza, la sua bellezza, la sua direzione.

Embriologia e coscienza corporea si incontrano attraverso il tocco Rolfing

In questo senso, embriologia e coscienza corporea si incontrano attraverso il tocco Rolfing. È un incontro che non ha bisogno di spiegazioni: ha bisogno di tempo, presenza, silenzio.

Nel Rolfing®, questa visione, teorizzata da Ida Pauline Rolf, diventa concreta.

La linea mediana che si forma nell’embrione diventa asse di riferimento per l’allineamento posturale; la differenziazione tra centro e periferia, tra ventrale e dorsale, tra craniale e caudale, è alla base del lavoro sul radicamento e sull’apertura.

Perché ne parliamo oggi?

In un’epoca in cui il corpo è spesso trattato come macchina da potenziare o correggere, parlare di embriologia somatica è un atto radicale.

Significa dire che il corpo è intelligente. Che sa orientarsi. Che può tornare a sentirsi intero. E che ogni gesto che porta benessere, ogni tocco consapevole, può riattivare quella scintilla originaria che ancora pulsa, silenziosa, sotto la pelle.