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Siamo fatti di cellule, sì. Ma anche di racconti, onde, memorie, vuoti e presenze antiche. Ogni postura, ogni tensione, ogni forma che il nostro corpo assume è la traccia visibile di una storia più grande, scritta ben prima della nostra nascita. Il corpo è un mito incarnato. E noi siamo i suoi narratori inconsapevoli.

Dall’embrione alla biografia somatica

Nel silenzio acquatico dell’utero, molto prima che si formino le ossa, gli organi o i pensieri, una danza primordiale ha inizio. È la danza della vita, dove lo zigote — una sola cellula — contiene già, come un poema non ancora letto, l’intera orchestra che sarà il nostro corpo.

Ogni trasformazione che segue — dalla morula al blastocisto, dal disco germinale alla notocorda — è più di un fatto biologico. È un gesto simbolico, una spinta archetipica, un corpo che prende forma, un senso che prende carne.

L’embriologo e filosofo Jaap van der Wal parla dell’embrione non come oggetto da osservare, ma come soggetto che esperisce se stesso crescendo. L’embrione non è “qualcosa che abbiamo attraversato”, ma ciò che siamo tuttora nella nostra capacità di percepire, orientare, essere fluido e forma, vuoto e densità.

Il mito della forma

Il mito, in questa prospettiva, non è finzione. È la struttura invisibile che dà senso alla materia. Il nostro corpo è un organismo simbolico, che incarna storie antiche: il bisogno di unirsi, di separarsi, di trovare un centro, di espandersi, di orientarsi nello spazio.

Nel Rolfing® questo diventa palpabile. Quando un Rolfer® lavora sul corpo, non agisce soltanto sulle fasce o sull’allineamento nello spazio. Sta dialogando con la storia mitica della forma: sta aiutando il corpo a ricordare come si è formato, perché ha preso certe vie, e cosa è possibile ancora trasformare.

Ogni tensione è un antico gesto congelato. Ogni asimmetria è una decisione presa molto tempo fa, spesso quando non eravamo ancora in grado di scegliere. Il lavoro corporeo profondo può sciogliere questi racconti cristallizzati, restituendo fluidità al corpo e possibilità alla coscienza. Ecco perché siamo sempre alla ricerca di ispirare altre discipline, operatori e professionisti: perché il tocco è molto più di un semplice gesto. È un veicolo di senso, e il tatto — il primo senso a svilupparsi — è la nostra via originaria di relazione. Il tocco è la forma primaria di comunicazione, e l’embriologia ce ne racconta l’origine, affondando le radici nella nostra storia più primordiale.

Dalla linea mediana alla narrazione del sé

La linea mediana che si forma nelle prime settimane di vita embrionale — e che darà origine alla notocorda, alla colonna vertebrale, al nostro asse centrale — è la prima direzione che abitiamo. È l’origine della nostra verticalità, del nostro orientamento nel mondo.

Nel Rolfing®, si lavora per riattivare questa centralità non solo strutturale, ma anche percettiva: una linea viva che connette cielo e terra, cranio e sacro, pensiero e istinto.

Tornare a percepire la propria linea mediana significa ricordare chi siamo, oltre le abitudini posturali, oltre le compensazioni.

Altri operatori del benessere, ascoltando i fondamenti dell’embriologia, possono riscoprire con stupore l’importanza di questo setting originario, che parla di relazione, di sviluppo e di senso.

Il corpo ricorda!

Il corpo non mente. Ma soprattutto: il corpo ricorda. Ricorda come ci siamo formati, come abbiamo imparato a stare nel mondo, dove ci siamo irrigiditi per difenderci o dove abbiamo perso la direzione.

Ogni trattamento, ogni tocco consapevole, può risvegliare questo ricordo profondo. E non si tratta di un ritorno al passato, ma di una riscrittura del presente a partire da quella saggezza arcaica che continua a vivere nelle cellule, nei fluidi, nelle ossa.

Il lavoro corporeo — come accade col Rolfing® — non è solo un processo di trasformazione e benessere: è un atto poetico, un invito ad ascoltare la voce silenziosa del nostro divenire. A restituire alla forma il suo spazio. E a permettere che la nostra biografia diventi finalmente coerente con la nostra origine.

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